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Michael Zurino (FI) su caso moschea:''Ancora lontana una vera integrazione''
Riceviamo e pubblichiamo
Domani 30 novembre si terrà l'incontro di presentazione del "Protocollo d'Intesa per favorire la convivenza tra le diverse comunità religiose, per consolidare la coesione sociale e promuovere processi di integrazione" stipulato tra Prefettura di Perugia, Comune di Umbertide e Associazione centro culturale islamico di Umbertide. Adesso proverò a spiegarvi la mia insoddisfazione e le mie perplessità dinanzi a tale accordo. Come forse saprete, il protocollo riprende i contenuti del Patto italiano di cittadinanza siglato all'inizio del 2017 fra le varie comunità islamiche e recepito dal Ministero degli Interni. Mi trovo d'accordo con alcuni imam sul fatto che il ministro Minniti, appena insediato, abbia avuto forse una certa fretta di firmare, senza aver pensato alle conseguenze. Partiamo dal fatto che il documento è stato redatto e firmato da un UCOII ("Unione delle comunità islamiche d'Italia", che rappresenta ideologicamente i Fratelli Musulmani, e ancora segnata, appena pochi mesi fa, da esternazioni gravi come quella di un suo esponente storico, Hamza Piccardo, in favore della poligamia) sovrarappresentata rispetto alle altre associazioni: tutte hanno un membro, loro in tutto quattro. E qui ci scappa una prima perplessità. Nel protocollo si invitano sì le comunità a contrastare la violenza, fare programmi contro il radicalismo, denunciare i cattivi, formare gli imam, fare sermoni in italiano nelle moschee, insomma, è un documento che i musulmani devono firmare per dimostrare di essere bravi cittadini e non cattivi. Ma queste sono cose scontate e banali, che alla fine stancano. Come si fa a redigere un documento senza neanche prendere in considerazione l'identità religiosa del musulmano? Prima di tutto sono uomini di fede, che non possono essere considerati solo come "non terroristi". Per isolare il radicalismo e il terrorismo bisogna dare voce ai veri religiosi, che devono prendersi la responsabilità dei propri fedeli. Vorrei però darvi prova che io stesso sono a favore di un'apertura di un luogo di culto per musulmani, proporzionato ovviamente al numero effettivo di fedeli presenti sul territorio. Per farlo, vi mostro altri punti deboli del protocollo. Tutti i provvedimenti sinteticamente espressi sopra sembrano, da un lato, tradire una cautela eccessiva delle parti interessate, e dall'altro, determinare l'imposizione alla comunità islamica di moduli organizzativi che mortificano la libertà e l'autonomia ad essa, come ad ogni altra confessione religiosa, riconosciuta dalla Costituzione. La stessa nozione di centro culturale, e non di edificio destinato al culto, rivela la nostra ossessione per la sicurezza, il timore nei confronti dell'altro, la chiusura in luogo dell'accoglienza, la riscoperta dell'identità come strumento per marcare la distanza dai diversi, elementi che rappresentano delle tendenze che non è possibile ignorare: la loro diffusione è stata tanto rapida quanto estesa. Precisato dunque che il principio di laicità non si esaurisce certo nel concetto di autonomia, questa affermazione ha il pregio di sottolineare come non vi possa essere vero pluralismo religioso laddove si impongano schemi precostituiti che ingabbiano le esperienze e le identità non tradizionali. Rimango quindi molto critico sui provvedimenti adottati dai vari protocolli che via via stanno prendendo forma in Italia. Non credo che sia questa la strada per una vera integrazione e per una stretta collaborazione contro i fondamentalismi. Chiaramente, non mi sento neppure possessore di una soluzione definitiva. Ma essendo innamorato della mia città e della mia civiltà, continuerò a pensare liberamente alle migliori soluzioni. Michael Zurino
29/11/2017 20:15:11