
Lettera aperta ricevuta da alcuni cittadini e indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’idea è quella di far sì che anche una piccola realtà come Umbertide possa far sentire la propria voce su questo tema.
Le persone singole potranno firmare direttamente sulla piattaforma https://www.openpetition.eu/it/petition/online/umbertide-dice-no-al-genocidio
Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
Umbertide è una piccola comunità umbra di sedicimila abitanti, uno di quei Comuni d’Italia che oggi definiamo aree interne e dei quali spesso ci si dimentica. In effetti, con tutto quello che accade nel mondo, come poter prendere in considerazione una realtà che conta poco nel panorama umbro, figuriamoci in quello nazionale?
Ecco Presidente, noi Le scriviamo da qui, da Umbertide, e Le scriviamo perché nonostante ci siano molte realtà più grandi e importanti di noi che stanno facendo la stessa cosa, anche noi crediamo di avere qualcosa da dire rispetto a quanto sta accadendo in questo momento storico.
La nostra storia, quella con la s minuscola, soprattutto quella recente, ci ha insegnato che quando giunge il momento di scegliere da che parte stare nella Storia, quella con la S maiuscola che sembra sempre accadere lontano da qui, anche a noi tocca scegliere. Ce lo hanno insegnato i nostri nonni e le nostre nonne, che fecero la Resistenza: di fronte alle ingiustizie non si può rimanere a guardare. Noi, Signor Presidente, pensiamo che oggi nel mondo di ingiustizie ce ne siano molte, guerre in ogni parte del mondo, fatte per interessi economici di ogni tipo, e tra queste ce n’è una che per la sua portata ci coinvolge tutti direttamente.
Come può immaginare, Signor Presidente, parliamo di quello che sta succedendo in Palestina da due anni a questa parte.
Se c’è una cosa che ormai è chiara, anche se si continua a chiamarla così, è che in Palestina e a Gaza al momento non esiste alcuna guerra. Quello che va in scena ogni giorno su tv, giornali, social e che ci raccontano persone che sono lì fisicamente, è qualcosa che va oltre ogni umana comprensione. Violenza e terrore unilaterali perpetrati da una potenza coloniale, per la quale sembra non esistere un limite rispetto a quello che può fare per raggiungere il proprio obiettivo. Obiettivo che parla di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese.
Presidente, noi sappiamo che quanto accade non è frutto solo della situazione attuale, ma di decenni di lotte interne, stato di guerra e occupazione che sarebbe troppo complicato riassumere in questa lettera. Tuttavia, come molte persone hanno ormai capito, la situazione in Palestina deriva da dinamiche estrattiviste e imperialiste di un sistema che necessita di soggiogare le persone più deboli per poter sopravvivere.
Tra non molto, Signor Presidente, metteremo nero su bianco, nei libri di Storia, il genocidio del popolo palestinese e di come i Governi di tutto il mondo non abbiano fatto abbastanza, per non dire nulla, per fermarlo. Ma scriveremo anche dei popoli che si sono ribellati di fronte a queste atrocità, milioni di persone che non hanno accettato il destino segnato del popolo palestinese. Perché queste persone hanno sentito, abbiamo sentito, che se la Palestina muore, se Gaza viene spazzata via dalla faccia della Terra, allora muore anche la nostra umanità.
Signor Presidente, quanto accade in Palestina e a Gaza riguarda tutti noi. Ciò a cui stiamo assistendo, insieme all’inerzia dei Governi, non fa che minare la credibilità del diritto internazionale, così faticosamente costruito con anni e anni di trattative e dialogo. Il fatto che l’Italia, con tutta la storia che si porta sulle spalle, non si esprima chiaramente contro il genocidio in atto a Gaza e non riesca a prendere misure pratiche per fermare Israele, promuovendo un’azione diplomatica seria, volta a rispettare le decisioni delle corti internazionali, non fa che deteriorare ancora di più la percezione che le persone hanno di quanto accade. E se crolla il diritto internazionale, allora anche i nostri diritti sono gravemente a rischio.
Per tutto questo, Signor Presidente, Umbertide, la nostra comunità, ha deciso di scriverLe: per farLe sapere in modo chiaro e inequivocabile che se l’Italia continuerà a mantenere la sua linea ambigua, esponendoci tutti agli occhi del resto del mondo come una nazione che non ha avuto il coraggio di stare dalla parte giusta della Storia, lo fa non in nostro nome. A noi non rimane che mostrare in ogni modo possibile la solidarietà con il popolo palestinese.
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