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Mamma Quercia: gli alberi umbertidesi hanno bisogno di cura

Autore: Redazione Informazione Locale Ultima modifica: 12/12/2023 15:48:01

La mancanza di cura in cui si trovano molti alberi del nostro territorio ci rattrista. Alberi adulti che sono stati sottoposti a potature realizzate senza la professionalità necessaria e non sempre secondo una reale necessità. Giovani alberi messi a dimora negli ultimi due/tre anni, lasciati morire. È stato un anno caldissimo ed estremamente siccitoso, e non si tratta altro che di conseguenze derivanti dai famosissimi cambiamenti climatici che la comunità scientifica documenta da anni, e che continuiamo ad ignorare. Una delle soluzioni per contrastare questi cambiamenti sono da sempre gli alberi, grazie ai molteplici servizi ecosistemici che ci offrono: mitigano la temperatura (ricordatevi di quanto sia piacevole parcheggiare la macchina sotto la chioma di un grande albero in estate), regimano e purificano le acque, forniscono cibo e riparo, aiutano anche a pulire l'aria che respiriamo avendo un ruolo cruciale nella rimozione degli inquinanti atmosferici dall'atmosfera, rilasciando allo stesso tempo ossigeno. È noto che questi servizi ecosistemici forniti dagli alberi dipendono fortemente dalla loro crescita e dimensioni. E allora, perché non li aiutiamo a crescere e li tuteliamo come dovremmo al fine di massimizzare i benefici che ne derivano? 

Si sente spesso parlare di “manutenzione" del verde, eppure questo vocabolo non è applicabile agli esseri viventi come le piante, le quali si curano. La manutenzione si fa a mezzi meccanici e a cose inanimate come edifici e strade, e implica questioni freddamente gestionali. Al contrario, la cura, è un’azione che si rivolge agli esseri viventi e implica attenzione e amore per ciò che si protegge, una partecipazione informata, attiva, volta non solo all’esecuzione di un “lavoro da sbrigare” ma anche, e soprattutto, alla consapevolezza di dover conservare – e se possibile accrescere – il valore di ciò che si cura. Avere degli alberi è un privilegio e farli crescere e curarli al meglio è un nostro dovere, oltre che interesse in termini di salute.

Purtroppo, la situazione in cui vertono i giovani alberi ad Umbertide è di abbandono, infatti 23 alberelli su 40 donati al comune di Umbertide e piantati al Tevere nel novembre del 2022, sono già secchi. Quattro lecci su sei piantati all’interno dell’area verde delle scuole medie hanno fatto la stessa fine, seguono la stessa sorte tre di quelli piantati nell’area verde delle scuole elementari Garibaldi, che addirittura sono stati oggetto di atti vandalici. Ci sono poi quelli della scuola Monini, dei giovani pini in pineta, e quelli nelle aree verdi in via Novara e via Parigi. La maggioranza sono alberi piantati l’anno scorso e poi lasciati a loro stessi. È noto che un alberello deve essere seguito e curato per i primi 3-5 anni dalla messa a dimora, e quello di cui necessita maggiormente è essere innaffiato. Alcuni di questi alberelli presentano addirittura lacerazioni dei vasi linfatici riconducibili al decespugliatore utilizzato per falciare l’erba. La lacerazione dei vasi linfatici (simile al nostro sistema circolatorio) concorre alla morte delle piante. I quattro tigli sul marciapiede in via Vittorio Veneto sono invece vivi grazie ai cittadini che hanno picconato il cemento nell’area di pertinenza radicale e sono stati innaffiati durante la primavera-estate, rappresentando un valido esempio di come la cittadinanza possa attivamente prendere parte alla cura del verde.

Alcuni dei giovani alberi citati sono stati piantati a seguito di precedenti abbattimenti di altri alberi, in quanto la legge Regionale Umbria n.28 del 19 novembre 2001 Art.13 prevede “il reimpianto di alberi in sostituzione a quelli abbattuti” nella prospettiva di rigenerare il verde urbano entro un anno dall’abbattimento. Non è accettabile che il nostro territorio sia diventato solito perdere un albero adulto e tutti i suoi servizi benefici perché abbattuto, e perdere anche l’alberello che in circa venti anni potrebbe arrivare a sostituirlo.

Come Mamma Quercia abbiamo più volte sollecitato e dato indicazioni precise all’amministrazione per innaffiare i giovani alberi con circa 20 litri di acqua ogni 10 giorni in primavera e 25 litri di acqua a settimana per ciascuno in estate. Ci siamo anche resi disponibili come manodopera. Sfortunatamente non si può aspettare che piova, anche perché alcune di queste piante sono costrette in spazi piccolissimi e il terreno in cui devono sopravvivere è super compatto, quindi anche con grandi volumi di acqua come nel caso di un temporale, il potere assorbente del terreno è notevolmente ridotto.

Visto che non risulta proprio semplice far diventare un albero adulto e mantenerlo in salute, abbiamo invitato l’amministrazione a tutelare gli alberi già adulti presenti nel nostro territorio, senza ricorrere a dannose potature, spesso richieste per motivazioni che non possono essere accettate, come ‘l’albero sporca’, o a seguito di costruzioni di case la cui progettazione non ha tenuto conto degli alberi limitrofi già presenti. Vogliamo ricordare che i tagli drastici e indiscriminati non rafforzano l’albero, tutt’altro, lo indeboliscono e lo rendono davvero pericoloso nel lungo termine. Tra questi, il taglio più deleterio è la capitozzatura, che consiste nella rimozione dei rami sopra il punto di intersezione con il tronco (o con altro ramo principale) in modo che resti solo quest’ultimo. La verità è che la potatura migliore è quella che non si nota e le piante più belle e più efficaci sono quelle non potate. Se proprio necessario, al fine di avere una pacifica convivenza tra alberi in città e cittadini, la via migliore per eseguire la potatura è affidarla a un arboricoltore professionista, in grado di decidere i tagli migliori rispettando la biologia di ogni singolo albero, mantenerlo in buona salute, garantirne la corretta crescita e aumentarne il valore estetico ed economico. Inoltre, prima di procedere all’abbattimento di un albero, dovrebbe essere richiesta una perizia rigorosa che evidenzi il fatto che non c’è nessun’altra soluzione (ad esempio, se malato non può essere curato).

Al problema biologico, si aggiunge anche quello economico, in quanto per abbattere un albero ci vogliono in media dai 300 agli 800 euro a seconda delle dimensioni. Mentre, ogni giovane albero di circa 2 metri, in media, costa tra i 150 e i 250 euro. 

Pertanto, crediamo sia arrivato il momento di operare per il bene comune e incanalare le risorse nella corretta cura del verde, ad esempio, si potrebbe pensare ad un impianto a goccia per i giovani alberi, e a consultare arboricoltori per la ricostruzione della chioma di alberi adulti che l’hanno persa a seguito di interventi errati.

Noi, come cittadini, possiamo e dobbiamo continuare a fare la nostra parte, aiutando le amministrazioni, e prendendoci cura degli alberi che sono nella nostra zona e che ricadono nel verde pubblico, innaffiandoli periodicamente, e tollerando di più gli alberi adulti che circondano le nostre abitazioni, ringraziandoli per rendere possibile la vita sul nostro pianeta.

Cristina Caponeri, Martina Cecchetti, Giulio Foiani e Francesca Giovannini

 

 

 

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