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Gatti di Canoscio: è polemica sullo spostamento del rifugio
Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo amaro di una volontaria del Rifugio Enpa di Canoscio
« La storia dei gatti di Canoscio è la seguente:
Credo che la colonia sia nata circa 25anni fa, quando, nella casa più’ vicina al santuario abitava un’anziana donna, ormai sola, che aveva cani e gatti. Quando in relazione alla sua perdita di autonomia dovette andare al Muzi Betti, nota istituzione cittadina, chiese aiuto per i suoi animali.
I cani furono adottati, i gatti ovviamente rimasero li e si moltiplicarono. I parroci che si sono susseguiti nel tempo furono sempre molto tolleranti: la zona e’ vasta e verde, c’è posto per tutti. Uno dei parroci diede il permesso ai volontari Enpa di costruire un rifugio per i mici, molto razionale, situato nella scarpata a destra, venendo dal parcheggio, ben nascosto dalle siepi, esposto al sole, sicuro e pulito. Furono costruite scalette per accedervi.
Io ho visto questa bella struttura 5 anni fa circa, passando per caso durante una passeggiata, ho capito che i frati che gestivano allora il santuario, molto poveri, non si occupavano dei gatti e ho iniziato a portare cibo con regolarità, avendo così modo di conoscere un’ altra volontaria che da tempo si occupava dei mici. Negli anni ci siamo organizzate in modo che ai mici non mancasse mai il necessario e siamo riuscite a fare sterilizzare 2 gatte, a curare un micino malato e darlo in adozione.
Altri volontari hanno dato il loro importante contributo. Tre anni fa circa il rettore del santuario ha ipotizzato uno spostamento del rifugio, in previsione della costruzione di un orto. Ci siamo incontrati, abbiamo prospettato insieme uno spostamento di circa 100 metri in direzione della cosidetta casa del tesoro, sempre nella stessa scarpata, area attigua al rifugio, ben esposta al sole, vicina alla zona che per i mici era familiare e dove si sarebbero potuti adattare . Non se ne fece nulla, i frati si resero conto che gatti e orto non erano incompatibili.
Arrivando al presente, giunge il nuovo prete e da subito, la prima cosa che si viene a sapere è che non vuole i gatti, con tutti i problemi della diocesi, appare subito evidente che questa ossessione per lui è prioritaria.
Ci poniamo in un atteggiamento non aggressivo, ma di attesa e disponibilità, vigilando comunque.
Negli ultimi due giorni veniamo a sapere con orrore che la colonia è stata spostata, senza chiedere niente a nessuno, senza rispetto per i gatti e per le persone che per anni li hanno seguiti e curati.
I gatti si sono trovati privi dei loro rifugi, di quella che era stata la loro casetta da sempre, disperati e piangenti. Mani estranee hanno preso le loro-nostre cose, le cucce , i contenitori per il cibo e li hanno trasferiti dalla parte opposta della collina di Canoscio, verso nord, un luogo esposto a venti e brina, umido, lontano e sconosciuto, un luogo dove non andranno mai. Intanto i gatti si sono dispersi, lo scopo del buon parroco è stato raggiunto, non dovrà più sostenere l’orrore di incontrare una decina di poveri gatti all’uscita della sua vuota canonica di 500 metri quadri, dove vivono in due. Questa è la storia, fino ad ora, vedremo cosa si può fare per rimediare a questo scempio.
Intanto il prete cerca di cavalcare i media locali affermando che non ha distrutto il rifugio dei gatti ma lo ha solo spostato. Per quello che mi riguarda continuerò a portare i crocchi come facevo prima e se necessario li metterò nella riproduzione della grotta di Lourdes, così gatti e cibo saranno al riparo. La Madonna capirà, non è una donna di potere.»
Marcella Chialli
02/04/2016 10:28:22 Scritto da: Eva Giacchè