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L'OPLAS debutta nel deserto del Sahara con uno spettacolo dedicato a Dante

Autore: Redazione Informazione Locale Ultima modifica: 26/03/2021 10:42:06
La compagnia OPLAS/Centro Regionale della Danza Umbria diretta da Luca Bruni e Mario Ferrari si è esibita il 22 Marzo, al Festival Internazionale del Teatro del Sahara portando in scena in prima assoluta una nuova opera coreografica dedicata a Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia: lo spettacolo è stato messo in scena in un contesto assai inconsueto ma quanto mai suggestivo, le dune del deserto di Sabryah, alle porte del Sahara.
 
L’OPLAS ha sempre prediletto questo genere di contesti inconsueti al fine di portare la danza direttamente fra la gente, e per questa caratteristica è diventata nota in tutto il mondo. Lo spettacolo, intitolato “Le grand voyage” è la prima tappa di un percorso creativo dedicato alla grande opera dantesca “La Divina Commedia”, e la scelta del deserto come luogo del debutto non poteva essere più adatto: ispirato alle immagini dell’Inferno dantesco, il racconto coreografico si è calato perfettamente nelle suggestioni di un luogo sferzato dal vento e da una sabbia così fine tale da infilarsi fin nei pori della pelle, illuminato dalla luce naturale del sole al tramonto.
 
Ma la vera ricchezza di quel luogo sono stati sicuramente gli occhi e gli sguardi del pubblico: come spesso accade in luoghi come questi, dove il mondo sembra essersi fermato ad un altra epoca, il linguaggio della danza contemporanea raggiunge i cuori della gente anche senza proferir parola, in cambio di un caloroso applauso che suggella quell’unione momentanea fra chi l’arte la esegue e chi la riceve. Lo spettacolo è stato arricchito da acrobatiche esibizioni di danza sui trampoli, per cui l’OPLAS è noto in tutto dal mondo, elementi aggiunti all’ultimo istante, una volta giunti sul posto, proprio per sbalordire maggiormente coloro che già estremamente di rado - se non mai - vedono un artista europeo esibirsi: e l’intento non è stato disatteso!
 
“Esibirsi sulla sabbia, dove i piedi che affondano passo dopo passo - racconta Luca Bruni - non è stata cosa semplice, e sono stati presi diversi rischi: ma questo è il nostro modo di concepire l’arte della danza, sempre alla ricerca dell’inconsueto. Abbiamo danzato con la gola secca e le narici bruciate dalla sabbia, e alla fine dell’esecuzione sentivamo bruciare i polmoni: ma tornare a danzare sotto la volta del cielo è sempre molto emozionante, cosa che conosciamo bene dopo 24 anni dal nostro primo spettacolo di danza fuori dalle mura del teatro. Guardando all’orizzonte e scrutando verso sud quel mare di sabbia bianca, il nostro pensiero è andato inevitabilmente a tutte quelle persone che lo attraversano per giungere alle sponde del Mediterraneo, e da lì in Italia: giungendo fino alle porte del Sahara, contro corrente, abbiamo avuto modo di cogliere almeno qualche indizio di tanta veemente motivazione che spinge l’uomo ad affrontare ogni sorta di pericolo, in una sorta di atavico viaggio in perfetto stile dantesco, e abbiamo visto con i nostri occhi quanto il mondo può essere diverso, alle volte, dalla nostra cultura e dal nosto vivere quotidiano. Con questa coscienza, e la memoria incisa nel cuore, affronteremo ogni prossima esecuzione del nostro viaggio dantesco”.
 
Ricordiamo infine che lo spettacolo è stato realizzato con il sostegno della Regione Umbria, che da decenni sostiene l’attività dell’OPLAS, e del MiC. Le coreografie sono di Luca Bruni, mentre i suggestivi costumi sono stati ideati e realizzati da Mario Ferrari.

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