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SU MOSCHEA, ZURINO (FI) INTERPELLA UNO DEI PIU' GRANDI ESPERTI:''LA SOLUZIONE È NELLA TRASPARENZA E NELLA LEGALITÀ''
Riceviamo e pubblichiamo
SU MOSCHEA, ZURINO (FI) INTERPELLA UNO DEI PIU GRANDI ESPERTI: "LA SOLUZIONE È NELLA TRASPARENZA E NELLA LEGALITÀ"
Aver contribuito a ridar vita ad un partito pressoché scomparso a livello locale, significa porre nuove basi ad una linea politica che sia una proposta "nuova" e soprattutto, "diversa" da quella concepita finora.
La RAZIONALITÀ è l'unico criterio metodologico sul quale io, vice coordinatore, vorrei poter insistere. TRASPARENZA e ANALISI LUCIDE e LEALI sono i mezzi con i quali intendo operare.
Pertanto, sulla tanto discussa "Moschea", ho cercato di approfondire interessandomi in prima persona e contattando Massimo Introvigne, uno dei più grandi sociologi e saggisti al mondo, fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) e Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione per l'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Introvigne, inoltre, dal giugno 2012 è coordinatore dell'Osservatorio della Libertà Religiosa costituito dal Ministero degli Esteri italiano in collaborazione con Roma Capitale.
Ho scelto un esperto per far luce una volta per tutte sulla questione. Umbertide avrà un futuro e questo va salvaguardato sin da ora, onde evitare che scelte irrazionali e non calibrate possano malamente ripercuotersi. L'ho fatto perché ho a cuore la mia città, il suo futuro e le sue generazioni.
Riporto qui la mia intervista a Massimo Introvigne, dalla quale emerge la necessità da parte di chi amministra e di chi intende aprire un luogo adibito alla preghiera, di operare con maggiore trasparenza e nel pieno rispetto delle regole. Spero che tutta la cittadinanza ed ogni politico possa farne tesoro.
1) Ad oggi, alla luce degli atti di terrorismo avvenuti e dinanzi al tasso di immigrazione incontrollata degli ultimi anni, reputa necessaria, prima della costruzione di un centro culturale islamico, un'analisi scientifica da parte delle comunità civili che tenga conto dei possibili scenari che potrebbero scaturire da centri così importanti, come quello ad Umbertide (si parla, in una cittadina di circa 17.000 abitanti, di costruire la terza moschea più grande d'Italia)?
Credo sia sempre importante sapere quale fra le tante organizzazioni islamiche propone di costruire un centro culturale e con quali finanziamenti. Il Comitato per l’Islam Italiano, di cui avevo fatto parte quando ministro dell’Interno era Roberto Maroni, e che comprendeva esperti musulmani e non musulmani, aveva avanzato delle proposte privilegiando il criterio della trasparenza. Questo criterio rimane importante.
2) Perché oggi le comunitá islamiche sono solite utilizzare la dicitura "Centro culturale islamico" e non quella di "moschea" nel momento in cui presentano il progetto di realizzazione?
La dicitura è corretta, anche se in alternativa si potrebbe parlare di “sala di preghiera”. Per l’Islam perché si possa usare il nome “moschea” devono verificarsi una serie di condizioni che quasi mai si verificano in Italia. Le vere e proprie moschee in Italia sono meno di dieci, le sale di preghiera centinaia.
3) Da esperto delle religioni, vede anche lei un atteggiamento di "conquista" del suolo italiano/europeo da parte delle comunità islamiche proprio a partire dalla costruzione di tali opere?
Alcuni gruppi musulmani possono pensarla così. Altri vogliono semplicemente assicurare ai musulmani un posto dove pregare. Questa richiesta naturalmente è del tutto legittima. Ma occorre spiegare ai musulmani che va perseguita nel rispetto della legge e con criteri di trasparenza. Purtroppo talora le comunità musulmane incontrano avvocati che propongono scorciatoie mascherando magari da centro sportivo quello che è a tutti gli effetti un luogo di culto. Ci sono colpe degli avvocati, colpe dei musulmani ma qualche volta colpe anche del nostro sistema che dovrebbe proporre ai musulmani, come ai fedeli di altre religioni, itinerari semplici, legali e facili da comprendere. Qualche volta sia il buonismo per cui va tutto bene sia un certo “cattivismo” per cui bisogna negare ai musulmani la possibilità di costruire luoghi di culto “a prescindere” finiscono per aumentare la confusione.
4) Quali possibili scenari futuri, a carattere sociologo, identitario, culturale, vede lei in un'Italia prossima, nella quale il laicismo si presuppone permetta l'edificazione di luoghi di culto destinati anche questa grande religione?
Non è invero il laicismo, ma un giusto principio di libertà religiosa che permette a chiunque di avere luoghi in cui pregare. Quelli islamici spesso “fanno problema” - più di quelli, che so, buddhisti o induisti - per una lunga storia di mancata trasparenza sulla destinazione dei locali e sui finanziamenti, di cui come accennavo i musulmani non sono però i soli responsabili. Preoccupano anche forme radicali di Islam che possono alimentare il terrorismo, ma sarebbe un grave errore pensare che tutti i musulmani siano fondamentalisti o anche che tutti i musulmani fondamentalisti siano terroristi. Giusto negare la possibilità di aprire luoghi dove si predica l’odio a organizzazioni con provati legami con il terrorismo, ma sbagliato fare di ogni erba un fascio e negare la possibilità di avere luoghi in cui riunirsi e pregare a chi questi legami non li ha. Aggiungo sulla base della mia esperienza che la polizia preferisce di gran lunga luoghi pubblici e noti dove poter svolgere una discreta opera di sorveglianza, in assenza dei quali le riunioni rischiano di svolgersi in modo clandestino.
5) Lei è in un continuo viaggio attorno al mondo studiando storia e costumi di tutte le religioni. Ha mai pensato che una religione possa costituire una minaccia per una qualche civiltà?
Tutte le religioni hanno aspetti negativi e positivi: come ci ricorda Papa Francesco, criminali e fanatici ci sono in tutte le religioni, anche nella nostra. I musulmani hanno I terrorismo, noi i preti pedofili, e crimini sono stati e sono commessi in nome del cristianesimo come anche dell’induismo e del buddhismo e di molte altre fedi.
6) L'integrazione, in Italia, oggi è possibile? Quale "ricetta" consiglierebbe lei per realizzarla? Come può andare di pari passo con la questione "sicurezza"?
L’Italia è rimasta quasi del tutto immune dal terrorismo di matrice religiosa islamica (da non confondersi con quello politico e laico palestinese che ci colpì in passato). Questo significa che, con tutti i nostri difetti, l’integrazione va meglio da noi che in Paesi come Francia o Belgio. La Chiesa Cattolica in Italia è un grande fattore di dialogo Pacifico fra le religioni e le nostre forze dell’ordine procedono ai giusti compiti di sorveglianza con buon senso ed evitando le provocazioni. Non sempre è così in altri Paesi.
31/01/2018 17:05:43